Patologie Urologiche
L’idrocele consiste nell’ingrossamento di uno o di entrambi gli emiscroti, è causato accumulo di liquido dentro la tunica vaginale (la membrana che avvolge il testicolo); il liquido, prodotto normalmente per consentire lo scorrimento del testicolo, non riesce ad essere riassorbito e ristagna fra il testicolo e la tunica, provocando un rigonfiamento più o meno grande.
L’idrocele è un disturbo abbastanza comune, tanto che si calcola che circa un maschio su 10 abbia un idrocele che tende a scomparire autonomamente entro il primo anno di vita.
Non è causa di grandi problemi e non è una malattia preoccupante e spesso anche le cure risultano (se non si incorre in complicazioni) piuttosto semplici.
Le cause dell’idrocele sono sconosciute; comunemente l’idrocele è congenito. In qualche caso, invece, si ipotizza che l’insorgenza dell’idrocele sia facilitata da un’ernia inguinale congenita, che permette il passaggio di una piccola parte di intestino nel canale intestinale e a volte nello scroto.
L’idrocele può sporadicamente comparire in seguito a cancro testicolare o a infezioni, che hanno la capacità di alterare le funzionalità degli organi sessuali e, dunque, anche della produzione del liquido che si trova nella sacca vaginale. L’infiammazione dell’epididimo o del testicolo provocano un’iperproduzione del liquido, che non riesce più a essere riassorbito completamente.
L’idrocele può essere:
L’idrocele compare di solito in individui adulti maggiori di 40 anni e, in qualche caso, entro il primo anno di vita (in questo caso l’idrocele tende a scomparire spontaneamente).
Il sintomo più evidente è il rigonfiamento di uno o di entrambi i testicoli; il rigonfiamento non è causa di dolori ma il volume dei testicoli può raggiungere i 10-15 centimetri di diametro.
A meno che non compaia entro il primo anni di vita, l’idrocele non può guarire da solo. Per eliminare l’idrocele è necessario l’intervento chirurgico. Se l’idrocele è secondario è prima opportuno intervenire sulla malattia che l’ha causato, per poi procedere con l’operazione. L’operazione deve essere eseguita anche quando l’idrocele primario congenito non si riassorbe entro il 3°/4° anno di vita del bambino.
L’intervento chirurgico può essere svolto in anestesia locale, totale o spinale e ha una durata di circa 20 minuti.
L’idrocele può essere asportato anche tramite aspirazione percutanea del liquido. Questo tipo di procedura, tuttavia, aumenta i rischi di infezioni e di recidive, molto più rare nell’operazione chirurgica. L’aspirazione viene effettuata soltanto nei casi in cui l’operazione risulti rischiosa per comorbilità del paziente (allergia ai farmaci, all’anestesia, problemi cardiovascolari…). La correzione chirurgica prevede un'accesso scrotale, apertura della tunica vaginale con aspirazione del liquido e un'eversione della tunica. Quando la tunica vaginale risulta particolarmente ingrandita, prima di essere evertita, viene "resecata", per farla tornare delle dimensioni del didimo.
Dopo l’operazione potrebbe essere necessario indossare un sospensorio e fare impacchi con ghiaccio nelle 24 ore successive all’intervento. E' normale per i primi 2/3 mesi percepire alla palpazione dell'emiscroto un aumento di consistenza che tende giorno dopo giorno a diminuire sino a tornare della consistenza originaria.